lunedì 7 novembre 2011

D&H Torino: Movement vs. Club To Club pt.3 - the day(s) after


Finita la settimana elettronica Torinese, possiamo fare un'attimo il punto della situazione su tutto quello che è successo (e che succede, oramai da qualche anno) a Torino in questo fine ottobre inizio novembre caldo come il fuoco, o come l'ennesimo long island di troppo.

MOVEMENT

Sicuramente, anche senza il richiamo di nomi enormi come i Chemical dell’anno scorso, il Movement ha saputo regalare le sue perle, soprattutto aspettando che la serata di lunedì esplorasse nel profondo la fredda notte che la accoglieva.

Dopo l’apertura di Underworld si può dire che i più grossi problemi di contenimento delle folle li abbiano avuti le “salette” dedicate alle evoluzioni firmate Visionquest e al live di Laurent Garnier: i Visionquest sono riusciti a creare un mood unico ed efficace tra deep chicago e acid passando in grande stile da un genere all'altro e lasciando spazio ai nuovi suoni e nuove sperimentazioni musicali (da dare merito anche a Seth Troxler che anche da solista ha continuato a far saltare la sala rossa per sostituire gli Art Departement, purtoppo assenti per problemi familiari); sull'altro fronte, tre ore di ininterrotto cannoneggiamento  techno rigorosamente concepito, assemblato e sparato onSite per Garnier e il suo progetto LBS. Cose turche, se solo non fossero state tedesche e francesi. Ancora da segnalare, per chi fosse sopravvissuto a Garnier, un Curtis Jones di tutto rispetto nei suoi panni (e capelli, soprattutto capelli) di Green Velvet, perfetto colpo di grazia in perfetta continuità con la sana technaccia che aveva aperto le danze in sala: LaLaLand sembra ancora reggere dopo 10 anni.
Molto interessante vedere come il nuovo sia venuto dalla capacità di figure già confermate di riproporsi o reinventarsi in maniere molto credibili, attraenti, insomma, di guidare la novità.
Stupito e colpito anche da Damian Lazarus e i suoi suoni elettronici e i Tale of Us sul finale, menziono anche Guy Gerber e il suo bel live set (tra l'altro Gerber e Troxler hanno deciso di continuare ad alternarsi all'afterparty ai murazzi).



CLUB to CLUB

Avevamo invece già detto come C2C sarebbe stato una nuvola di asteroidi (e chiamiamoli asteroidi) invece di una monobomba destinata a tirare le somme di alcune serate col seratone-isozaki, e così è stato. Indipendentissimi l'uno dall'altro i vari eventi, sia per ispirazione del luogo sia per menu del giorno, con botto finale al lingotto e chill out domenicale post-traumatico con le scintille d’arte e l’encore di Alva Noto per gli affezionati.
La nostra esperienza inizia il 4 novembre con un gusto tutto anglossassone, partita con un dj set molto elegante al teatro Vittoria con Alessio Bertallot e Franky B  dietro alla consolle a scegliere per pochi fortunati alcune chicche creando un mix di house, dubstep, elettronica e jazz. Seguivano Opium Child e Planningtorock. Conclusione con la notte Hyperdub, un po' diversa dalle aspettative, ma con un Martyn caldissimo in grado di mescolare Techno Minimal Dubstep e Drum'n'Bass (anche se in maniera ridotta gli ultimi due) che si è dimostrato vero e grande animatore della serata; di seguito Mr. Kode 9, re dell'Hyperdub, che con i pezzi, i suoni e le atmosfere che hanno caratterizzato la sua etichetta ha saputo trasportare la serata ad un classico venerdì sera del Fabric. 
Invece, sotto l’immancabile pioggia torrenziale (ci si inizia a chiedere, vista la ricorrenza, se non sia anche lei in contratto con Xplosiva), lo stesso Lingotto, in cui a primavera circoliamo con borse di tela e cataloghi di raffinatissimi editori centromarchigiani, si è prontamente trasformato, sabato sera, in un’arena senza timor di confronti con spazi molto illustri. Urla da rivoluzione francese al comparire di Modeselektor, e da lì in giù non ce n’è stato più per nessuno. Chiara e semplice la scelta: mazzate. Presentazione di tutto rispetto per il nuovo album dei due germani, dopodiché altro incontenibile carico di punta con Marcel Dettmann (nessuna novità, ma la certezza di un set da professionisti) e momenti di adorazione messianica con un Jeff Mills ormai davvero privo duna qualsiasi datazione.
Ma guai a trascurare un altro caldissimo (anche irrespirabile, sinceramente) pezzo della serata, la sala rossa che ha visto passare e lasciare il segno Pantha du Prince, Pearson Sound e Caribou. Pantha du Prince e il suo suono minimale e raffinato ha contraddistinto la serata caldissima per il clima e l'afa, e ha scaldato i motori alla gente a suon di bassi e clap, traghettando verso la nuova promessa PearsonSound (Ramadanman), che con la componente stilistica che lo contraddistingue ha creato un percorso musicale di tutto rispetto prendendo il meglio del "new sound" inglese e mixando con cura. Infine il buon Dan Snaith/Caribou ha fortunatamente evitato di fare il personaggio-Caribou, ma ha fatto in modo di fare un vero dj set.. alla maniera di un indefinibile come Caribou. Deluso chi si aspettava l’epifania dello stereotipo, quasi commosso chi invece è andato colla curiosità necessaria. Davvero altri mondi.


Lo avevamo già detto, sarebbe rimasto ugualmente deluso chi da noi si fosse aspettato un giudizio sul “vs.” che segna i nostri titoli: no, non diciamo se vogliamo più bene a mamma o a papà, perché non ce n’è bisogno.
Ci interessa di più che in generale ci possiamo rendere conto della potenza di relazioni che questi momenti hanno avuto per Torino col resto di un mondo che fino a poco tempo fa passava un po’ più in là; un mondo di cui non basta giocare a far parte con un “Torino si è svegliata”. Tanti di quelli che sono passati in riva al Po in questi giorni hanno dato il segno di una vera relazione con Torino, altri hanno fatto lo spettacolo e ciao. Naturale che noi ci interessiamo dei primi, di che rapporto hanno costruito tra i loro modi , i loro mondi, e il nostro: aspettatevi da noi un bel po’ di cose a riguardo, nei prossimi tempi.

Stay tuned, and enjoy!

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