Recente il fissarsi del suo indirizzo su Valencia; molto meno le sue pericolose frequentazioni di piatti e sequencer. Quasi universale il suo percorso fin dai primi giochetti electro e techno nelle nebbie dei 90s (tutta sta gente che inizia nella culla … smettetela di farmi sentire vecchio!); tutt’altro che scontati i suoi colpi nei 2010s, gomito a gomito con Deniz Kurtel e il giro Visionquest in quella Crosstown Rebels che, adorabilmente dispotica, presidia da qualche anno la deep e altre due o tre scene di poco conto.
Sì, insomma, al guestbook di Torino si
può aggiungere da sabato scorso anche Eric Estornel, quel Maceo Plex che ha
concluso il 2011 con un album in top10 di Resident Advisor, e che si è saputo
dimostrare molto ricercatore, molto dissonante all’interno di un mondo che spesso
si adagia su minestrine consolidate da sold-out.
Capiamoci: è uno di quelli che
arrivano a mettere pure la propria voce, nell’album. Altro che vocoder o
collaborazioni. E questo pur non essendo un uomo-spettacolo alla Steve Aoki.
In riva al Po ce lo siamo visti arrivare (tanto
per cambiare in una notte buia&tempestosa: ormai sembra essere un rito, se c’è qualche
ospite del genere) in tunica nera da profeta/berlinese anni2000, e l’abbiamo
visto reggere ore varie senza il minimo calo di tono: sa benissimo per quali
persone sta suonando, e sa come portarle a essere felici. Nessuna indulgenza a lati
deep-complessi, stavolta: due tracce e già si è lì ad aspettare la primavera, la Mainmarkthalle di Mannheim o il tendone del
Love Family, pronti a catalogare i colori di tutti i Wayfarer presenti.
Visto il bilancio, il profeta-style risulta
una scelta ottima.
Movement e WPTMWL presentano, D&H non manca.
Subito un assaggio, duckers.
Enjoy
ah, a tempo perso enjoyate anche il Maceo Plex un po' meno vestito a festa, nel suo modello domestico-deep. Personalmente, questa l'autunno scorso ci stava perfettamente, meglio di un trench di burberry.
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